Riascolta tutte le nostre dirette e i nostri podcast

A Mosca, a Mosca

Episodio 01 . 17:30
podcast-pci

A Mosca, a Mosca

Mentre l’Armata Rossa marcia verso Varsavia, in una guerra di conquista “rivoluzionaria”, a Mosca si riunisce il secondo congresso dell’Internazionale Comunista, che è di fatto quello di fondazione.
L’obiettivo dichiarato è quello di preparare, dopo la rivoluzione russa dell’Ottobre 1917, la rivoluzione mondiale.
Gli italiani si distinguono per la vivacità: negli ambienti del socialismo internazionale hanno fama di rissosi e, soprattutto sulle questioni teoriche, non si fanno certo sfuggire le occasioni di polemica. Alle discussioni ufficiali, ne seguono altre nei corridoi o in incontri face to face. Serrati, una sorta di capo delegazione degli italiani, nei primi giorni dei lavori incontra Lenin, il quale non tarda a porre la questione per lui più importante: “Voi socialisti italiani, vi dovete liberare di Turati.” Serrati non ci sta: considera i riformisti parte integrante della tradizione socialista italiana, e non ci pensa minimamente a liberarsi di loro. Ricevuta la strigliata da Lenin, fa pure l’offeso, rifiutandosi di andare a una riunione del Soviet di Mosca dove dovrebbe parlare. (Ma dalla tribuna congressuale si profonde in dichiarazioni d’umiltà: “Che cosa sono io in confronto al compagno Lenin? Egli è il dirigente della rivoluzione russa.
Io rappresento un piccolissimo partito socialista comunista.”) Un altro dirigente bolscevico, Nicolaj Bucharin, si pronuncia sulla questione: “è colpa delle molte decine di avvocatucci italiani che formano la maggioranza del gruppo parlamentare se il PSI non si è deciso a mettere francamente e lealmente l’insegna comunista sulle porte della sua casa.”
Title
.